Trigger Point
Per rendere più chiara la definizione, basti immaginare il muscolo, come un insieme di corde,che grazie al loro accorciamento (contrazione muscolare) muovono segmenti ossei.
Il Trigger point lo si deve immaginare come un nodino su una o più fibre muscolari, che è percepibile dall’esterno mediante la palpazione, e che se stimolato evoca un dolore sul punto, ma soprattutto a distanza,evoca dolore in una zona irradiata. Per questo molto spesso le persone riferiscono dolore che può essere scambiato per altre patologie che hanno a loro volta irradiazione simile.
Il dolore spesso è sordo e profondo e si può manifestare sia a riposo che durante il movimento, può essere evidenziato con la pressione sul trigger point.
I punti trigger sono attivati dal sovraccarico muscolare o da un trauma diretto e causano rigidità e debolezza ai muscoli colpiti.
Decorso
La fase acuta può durare dalle due settimane ai due mesi e se non viene correttamente trattato si può evolvere verso la cronicizzazione. Nel caso di cronicizzazione i punti trigger diventano ipersensibili e la soglia per la riattivazione diminuisce, rendendoli più sensibili.
I trigger points possono essere riattivati da varie situazioni di stress: attività fisica eccessiva, posture errate protratte nel tempo, malattie generalizzate (influenza)…
Terapia
La terapia deve avvalersi della “disattivazione” dei trigger point e dell’eliminazione dei fattori che lo rendono attivo.
Inizialmente tramite la palpazione si individueranno le fasce muscolari tese, sede di trigger point.
Le tecniche principali sono due:
– Compressione ischemica
– Massaggio profondo localizzato